Palet in pool per l’export
POR FESR CAMPANIA 2014-2020 Asse III- Obiettivo Tematico 3 “Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura” Obiettivo specifico 3.4 “Incremento del livello di Internazionalizzazione dei sistemi produttivi” Azione 3.4.2 “Incentivi all’acquisto di servizi di supporto all’internazionalizzazione on favore delle PMI” Descrizione del progetto: Analisi del mercato dell’est Europa per lo sviluppo di un sistema pallet in pool Obiettivi: Selezione di aziende target per lo sviluppo del sistema del pallet in pool Risultati: Indagine mercato dell’Est Europa; Numero aziende target nel settore automotive, food ed elettronica; Incontri b2b commerciali. Progetto cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale
Intervento di efficientamento energetico
POR FESR CAMPANIA 2014-2020 Asse 4 “Energia sostenibile” – Proprietà di investimento 4b “Promuovere l’efficienza energetica e l’uso dell’energia rinnovabile nelle imprese” – Obiettivo Specifico 4.2. “Riduzione dei consumi energetici e delle emissioni nelle imprese e integrazione di fonti rinnovabili” Descrizione del progetto: Attività di installazione di impianti a fonti rinnovabili con autoconsumo dell’energia prodotta Obiettivi: Riduzione di consumo energetico Risultati: Impianto fotovoltaico da 100 kWp Progetto cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale
Imballaggi e circular economy, verso gli obiettivi europei al 2030
Tenuto la scorsa settimana a Milano un convegno sull’imballaggio e l’economia circolare. La ripresa economica, gli acquisti on-line, la globalizzazione dei commerci, i nuclei familiari sempre più piccoli, hanno generato un aumento di imballaggi del 2% negli ultimi 5 anni (+2,2% tra il 2015 e il 2016): l’aumento dei rifiuti d’imballaggio rende quindi più impegnativi gli stessi obiettivi di riciclo definiti nella nuova direttiva europea sui rifiuti-circular economy, che mira a ridurre il prelievo di risorse naturali e gli sprechi e indica, nella proposta della Commissione Ue, obiettivi di riciclo degli imballaggi del 75% al 2030 rivisti al rialzo nella versione approvata dall’Europarlamento (80%). A 20 anni dal Dlgs 22/97 e di fronte alla ormai imminente approvazione della nuova Direttiva per contribuire a una riflessione sugli sviluppi futuri di questo settore si è svolto oggi all’Università Bocconi di Milano il convegno ‘La transizione ad una circular economy e il futuro del riciclo degli imballaggi in Italia’, organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Conai, Iefe-Bocconi ed Enea. “L’Italia – rileva Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente – è fra i Paesi che punta con più decisione ad una rapida transizione verso l’economia circolare, che sarà un potente driver di sviluppo economico nei prossimi decenni. I target in discussione in sede comunitaria sono alla nostra portata perché abbiamo un sistema che funziona, il sistema consortile, che è una esperienza italiana che in Europa è considerata un modello da imitare. Gli obiettivi dell’Unione Europea sono molto ambiziosi, fra il 75 e l’80% di riciclo al 2030, ma il trend di crescita di differenziata e riciclo degli imballaggi è tale da farci guardare al futuro con la fiducia di chi ha creato un buon sistema che va implementato e sostenuto”. “L’Italia – afferma Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – si trova in una posizione favorevole per raggiungere i nuovi target europei di riciclo degli imballaggi. Il sistema Conai-Consorzi di filiera ha già raggiunto e superato l’obiettivo del 65% al 2025, essendo già al 67%. Ma gli obiettivi 2030 sono più impegnativi da centrare in particolare visto il trend di crescita delle quantità immesse al consumo”. Per raggiungere i nuovi obiettivi occorrerà migliorare le politiche di prevenzione e di riutilizzo, migliorare la riciclabilità in particolare in alcune filiere, potenziare lo sbocco dei materiali riciclati e rafforzare e migliorare qualità e quantità delle raccolte differenziate. Rilevante, quindi, anche il tema degli investimenti per raggiungere i nuovi target di riciclo al 2030. “Nel quadro della transizione verso l’economia circolare – osserva Roberto Morabito, direttore del Dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali dell’Enea – Enea è impegnata in interventi e attività per il miglioramento delle performance relative all’intero ciclo di vita degli imballaggi, dalla scelta delle materie prime al fine vita, a supporto di consorzi, imprese e Pa”. “Il raggiungimento degli obiettivi di riciclo al 2030 posti dall’Unione Europea per il settore degli imballaggi comporterà un aumento dei quantitativi di rifiuti da gestire, ma anche importanti benefici occupazionali ed ambientali – afferma Edoardo Croci, coordinatore di Geo-Green Economy Observatory dello Iefe-Università Bocconi – Dai risultati del nostro modello, il raggiungimento dei target nel 2030 comporterà un aumento dell’occupazione diretta nel settore di circa 15.000 unità rispetto al 2015 e il risparmio di circa 18 milioni di tonnellate di CO2eq. Se monetizzato, tale risparmio ammonterebbe a circa 1 miliardo di euro di esternalità evitate“. “Guardare al futuro del riciclo degli imballaggi significa anche riconoscere i fattori di successo che in 20 anni hanno portato l’Italia a essere tra le best practice europee nel settore, con il riciclo da parte della gestione consortile di circa 50 milioni di tonnellate di imballaggi in acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro”, sottolinea Giorgio Quagliuolo, presidente di Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi).
La Toscana del Sud, modello nell’Italia leader del riciclo
Con una quota pari al 76% l’Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti raccolti in modo differenziato. Una percentuale che arriva ad essere il doppio rispetto alla media europea, che risulta pari al 37% e ben superiore rispetto a tutti gli altri grandi Paesi europei. E’ quanto riportano i dati Eurostat pubblicati lo scorso settembre e resi noti dal Kyoto Club. I flussi più rilevanti sono costituiti da carta, plastica, vetro, metalli, legno, tessili: 26 milioni di tonnellate. Seguono i rifiuti misti avviati a selezione (14 milioni) e i rifiuti organici e verdi (6 milioni). Un quadro roseo quello descritto, dove la Toscana, compresa quella del sud, rappresenta un modello di eccellenza che permette oggi di avviare a riciclo effettivo l’84% dei materiali raccolti in modo differenziato dai cittadini (Fonte Banca dati Anci Conai) arrivando così a realizzare una concreta economia circolare. Nello specifico, le filiere più efficienti risultano quella del legno (100%) con 44mila tonnellate di rifiuti avviati a effettivo riciclo su 44mila raccolte, quella dei metalli (99%) 6400 tonnellate su 6500, della carta e cartone (92%) 245mila tonnellate su 252mila, del vetro (95%) 44000 tonnellate. Le plastiche raggiungono invece una quota di avvio a riciclo che oscilla di poco intorno al 90% a seconda che siano raccolte da sole o invece come multimateriale. Una difficoltà, quella del riciclo della plastica rispetto ad altri materiali, recentemente sottolineata in un articolo anche da Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile che segnala da una parte la difficoltosa riciclabilità delle plastiche miste, dall’altra il sempre più faticoso sbocco sul mercato dei prodotti riciclati. “I rifiuti delle plastiche miste (il plasmix) aumentano perché sono cresciuti gli imballaggi complessi, fatti con diversi strati di polimeri differenti e, per questo, più difficili e costosi da riciclare e che generano prodotti di basso valore. Altre plastiche, più riciclabili, con l’aumento delle quantità raccolte, sono diventate più difficili da vendere.” Secondo Ronchi, quindi, sono necessari “interventi urgenti (un sostegno alla collocazione dei materiali da riciclo dei rifiuti delle plastiche, sia economico sia di sbocco) e di medio termine (per una maggiore riciclabilità di tutti gli imballaggi in plastica) da discutere e far partire con un confronto fra il Governo e i soggetti della filiera.
I millennials preferiscono imballaggi in cartone o legno
In parte influenzano già i consumi, ma soprattutto lo faranno in futuro: ecco perché è importante indagare le abitudini e le preferenze dei millennials. Secondo uno studio promosso in Spagna dall’Associazione dei produttori e dei distributori (Aecoc) in collaborazione con l’Associazione spagnola dei produttori di imballaggi (Afco) e il marchio di qualità Uniq, più del 60% dei giovani tra i 18 e i 35 anni preferisce imballaggi sostenibili per l’ortofrutta. Per l’esattezza il 64%, la percentuale di chi indica come imballaggio preferito quello in cartone ondulato o in legno; mentre solo il 15% opta per gli imballaggi plastici. L’attenzione al rispetto dell’ambiente è tenuta in grande considerazione dai millennials e il packaging è un fatto che fa la differenza al momento dell’acquisto: per quattro giovani spagnoli su dieci – sempre secondo i risultati della ricerca – il prodotto non è l’unico fattore decisivo ma la scelta dipende proprio dall’imballaggio. Inoltre il 38% degli intervistati esprime il desiderio di trovare imballaggi che abbiano un impatto ambientale minore. Al centro dell’indagine mille giovani responsabili degli acquisti di frutta e verdura. Per l’88% è fondamentale consumare ortofrutta per essere in buona salute, ma solo il 37% lo fa ogni giorno. La frequenza di consumo di frutta e verdura è sensibilmente maggiore tra le donne più adulte della generazione, ma più in generale solo sei intervistati su dieci ritiene di condurre una dieta sana.
Imballaggi in legno: nel 2016 riciclate un milione 600mila tonnellate
Naturale e riciclabile all’infinito, anche nel 2016 il legno si conferma come uno dei protagonisti dell’economia circolare “made in Italy”. Lo dimostrano i dati diffusi dal consorzio di filiera Rilegno nel corso dell’assemblea annuale dei consorziati. L’anno scorso, ha comunicato il consorzio, sono state avviate a riciclo un milione 627mila tonnellate, 47mila in più rispetto all’anno precedente, pari a un +3,64%. Grazie all’azione del consorzio, pallet, casse e cassette per ortofrutta sono stati salvati dalla discarica, trasformati in pannelli truciolari e avviati a nuova vita in settori come l’arredo o l’edilizia. Senza dimenticare che l’attività di Rilegno, svolta nei 4.429 Comuni italiani convenzionati, non riguarda solo i rifiuti di imballaggio ma, grazie all’accordo sottoscritto con Anci, anche gli altri rifiuti legnosi che provengono dal circuito domestico. Oltre all’incremento dei flussi avviati al riciclo tradizionale, si registra la continua crescita nel settore della rigenerazione dei pallet, arrivato a superare le 721mila tonnellate recuperate, equivalenti a circa 45 milioni di unità reimmesse al consumo previa cernita e/o riparazione. Complessivamente, sommando riciclo, riutilizzo e recupero energetico la quota complessiva di recupero dei rifiuti di imballaggio sale al 63,52%, consolidando il fondamentale contributo di Rilegno nel perseguimento degli obiettivi del sistema italiano. Rilegno sostiene inoltre economicamente il sistema del recupero: ogni anno infatti il consorzio impiega circa 22 milioni di euro per co-finanziare le attività di raccolta e avvio a riciclo. «Il legno è un materiale naturale, prezioso, riciclabile all’infinito – dichiara Nicola Semeraro, presidente di Rilegno – La sua valorizzazione da rifiuto a risorsa per il circuito produttivo e industriale genera benefici ecologici ed economici: riciclare il legno significa risparmiare energia, migliorare la qualità dell’aria evitando gli sprechi. L’industria italiana del riciclo del legno – aggiunge Semeraro – è un’eccellenza riconosciuta in Europa e funziona grazie a Rilegno. Le percentuali di riciclo sono molto soddisfacenti e costantemente oltre i limiti fissati dalla legge e ci permettono di guardare con ottimismo anche ai target che la Commissione Europea sta definendo per il futuro, con un innalzamento della quota di riciclo che dovrà arrivare all’80% entro il 2030».